In nome della solidarietà e dell’accoglienza prende sempre più corpo il business della creazione di centri di accoglienza per minori extracomunitari e non nella nostra città. Qualche settimana addietro Grandangolo aveva puntato il dito indicando il rischio, assolutamente prevedibile, di infiltrazioni della criminalità organizzata in simili affari che recano molti zeri. Una preoccupazione legittima atteso che davanti a grandi affari si celano, dietro, grandi speculatori e delinquenti. Con il rischio tangenti per ottenere permessi e licenze. Le prime furiose proteste sono già partite. La più ecaltante è questa e conta centotrentanove firme. 139 persone singolarmente prese o perché rappresentanti legali di ditte, negozi, comitati di quartiere, associazioni, federazioni, società civile, professionisti. Tutti residenti o operanti al Villaggio Mosè. Praticamente l’intero tessuto economico e sociale dell’importante zona commerciale agrigentina. Hanno preso carta e penna ed hanno scritto, assistiti da alcuni noti professionisti del foro locale. Hanno scritto ad indirizzi eccellenti: Ministro dell’Interno; direttore del Dipartimento dell’immigrazione della Polizia di Stato; prefetto di Agrigento, commissario straordinario del Comune di Agrigento. Ecco cosa chiedono: “Gli istanti sono venuti a conoscenza di una progettualità afferente l’apertura, ad opera di una società cooperativa, di un centro di accoglienza per minori extracomunitari, da ubicare in Agrigento nel Viale Cannatello. Già Viale Cannatello, nel mezzo del cuore pulsante dell’economia della città e al centro tra le villette residenziali e il mare di San Leone. Insomma non proprio una bella idea.
Resta, tuttavia, il fatto secondo il quale crescono a dismisura le richieste di trasformazioni di immobili, spesso vecchi e fatiscenti, con inevitabile richiesta di modifica della destinazione d’uso, per farne centri di accoglienza per minori extracomunitari. Grandangolo – il giornale di Agrigento – diretto da Franco Castaldo, nell’edizione 38 in edicola domani spiega compiutamente le ragioni della preoccupazione.