Grandangolo – il giornale di Agrigento – diretto da Franco Castaldo, questa settimana con il numero 35 dedica grande spazio al nuovo assetto delle cosche in provincia di Agrigento e i relativi nuovi affari. Ma non solo di mafia si occupa il settimanale. Pregevoli sono gli articoli, con un ricordo diretto dell’on. Agostino Spataro, riguardanti il tentato golpe di Junio Borghese, la politica, comunale e regionale, le grandi interviste, quella di Diego Romeo ad Enzo Alessi e quella di Nino Randisi all’agrigentina Nadia Spallitta, oggi vicepresidente del Consiglio comunale di Palermo. Ma, come anticipato, a tenere banco sono gli articoli sulla mafia laddove Grandangolo spiega: Cosa Nostra agrigentina conserva un ruolo importantissimo nella gerarchia siciliana anche in virtù dei consolidati rapporti con le famiglie mafiose presenti all’estero, come il ramo canadese della famiglia Rizzuto. La ripartizione in mandamenti e famiglie di fine 2013 rispecchia quella già emersa nel primo semestre dello stesso anno e fa riferimento alle risultanze investigative, le ultime note, condensate nell’inchiesta “Nuova cupola”. La mappa mafiosa agrigentina comprende tutte le storiche famiglie locali con inserimenti di nuclei stiddari soprattutto a Palma di Montechiaro.
Non è un mistero che anche nella nostra provincia sono state svolte indagini pregnanti che hanno portato ad un passo dalla cattura di Matteo Messina Denaro. I suoi rapporti con i referenti agrigentini sono noti. E nessuno esclude che proprio in questa provincia possa aver trovato ricetto e assistenza. Infatti, i pentiti, più di uno, hanno narrato della latitanza del numero 1 di Cosa nostra in provincia di Agrigento. Alla mafia agrigentina l’Aisi struttura di sicurezza italiana (servizi segreti) dedica un capitolo importante sul fenomeno degli sbarchi clandestini. Per l’Aisi, la situazione è questa: “Strettamente connessa alle dinamiche interne dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo è anche la pressione migratoria, che nel corso degli anni aveva rappresentato la ripercussione più evidente per l’Italia delle crisi nordafricane. Il fenomeno degli sbarchi clandestini ha registrato una sensibile flessione nel 2012, continuando peraltro ad interessare le coste della Calabria e della Sicilia. Nell’Isola, in particolare, si rileva la frammentazione degli approdi nelle aree del Trapanese, del Ragusano, dell’Agrigentino e del Siracusano, nel tentativo di eludere i controlli, e si è evidenziata la costituzione di un’efficiente rete di basisti nordafricani nelle zone di approdo, incaricata di facilitare le operazioni di sbarco e di segnalare alle organizzazioni criminali di riferimento le attività di controllo delle forze dell’ordine”.
Il fenomeno dell’immigrazione clandestina oggi movimenta stratosferici interessi economici legati ai trafficanti di uomini. Ma non solo questo: un’altra lucrosa attività di business individuata in tempi recenti è quella dell’assistenza, soccorso e ricetto degli immigrati. E’ quella della trasformazione di alberghi, grandi strutture (talvolta fatiscenti) in centri di accoglienza. In provincia di Agrigento prende sempre più piede il lucroso affare dell’affitto di edifici riammodernati grazie a repentini quanto velocissime e sospette concessioni edilizie che consentono le modifiche delle destinazioni d’uso. Ed in nome della solidarietà e dell’accoglienza vengono pagati tributi (affitti e similari) particolarmente considerevoli. Da sommare al costo dei pasti, bevande, indumenti e non solo. E’ questa la nuova frontiera del business. Su cui Cosa nostra ha messo occhi e mani.