Eccezionalmente oggi e non sabato prossimo in edicola, Grandangolo – il giornale di Agrigento, diretto da Franco castaldo, numero 45 che pubblica in esclusiva i verbali dell’ultimo collaboratore di giustizia agrigentino, il “colletto bianco”, Giuseppe Tuzzolino:
Parla a ruota libera, Giuseppe Tuzzolino, 35 anni, architetto, che ha gravitato per parecchio tempo nella Agrigento bene, danarosa ed imbrogliona, molto pratico di grandi truffe e raggiri, finito in manette il 2 giugno del 2013 perché, come scriveva Grandangolo: “ritenuto responsabile di gravissimi reati compiuti all’interno dell’Ufficio tecnico del Comune di Palma di Montechiaro. Secondo la Procura, a Palma le attività dell’Ufficio tecnico venivano gestite illecitamente ed era stata creata una vera e propria cartiera che creava false concessioni edilizie i cui proventi non venivano versati al Comune.
Poi il patteggiamento (1 anno e dieci mesi, la scarcerazione e l’inizio di un percorso collaborativo con l’autorità giudiziaria agrigentina, che molto presto ha ceduto il passo alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo dato che l’oscuro e anonimo, seppur “colletto bianco” Tuzzolino di cose da raccontare sul versante della criminalità organizzata ne aveva parecchie.
E non a caso, proprio Grandangolo il 27 ottobre 2013, titolava a tutta pagina: “L’arch. Tuzzolino patteggia e collabora con la giustizia: tremano in tanti”.
Siamo stati facili profeti.
Dai primi verbali oggi conoscibili, Tuzzolino sembra un fiume in piena. Ne ha per tutti, e la prima vittima eccellente delle sue dichiarazioni è l’ex sindaco di Agrigento e sanatore Calogero Sodano. I verbali di Tuzzolino sono stati depositati nel processo, udienza preliminare, a carico dell’ex primo cittadino celebratasi oggi a Palermo e subito rinviata al prossimo 28 gennaio.
Chiariamo subito: ciò che dice Tuzzolino dovrà trovare il vaglio concreto delle verifiche della magistratura. Cosa che certamente avverrà e che ci fornirà indicazioni più chiare su come realmente è stato vissuto un ben determinato periodo di tempo ad Agrigento e nella sua provincia.
Una prima sommaria valutazione delle dichiarazioni di Tuzzolino non spetta a noi farla.
Tuttavia, cogliamo a prima vista parecchie imprecisioni, soprattutto sui nomi (Sciarrabba al posto di Scialabba; architetto Messana al posto di Fontana, e poi Cardamone, Fanale ed altri ancora).
Qualche passaggio sembra influito dalla lettura dei giornali e, ad ogni buon conto, l’ultima parola spetterà alla magistratura che saprà valutare e discernere il vero dal falso.
Restano le dichiarazioni. Firmate e ribadite, di cui Grandangolo vi dà conto. Dichiarazioni pesanti che in alcuni casi sembrano confermare precedenti supposizioni in altri casi riguardano episodi assolutamente inediti e dirompenti. Come quello legato al fratello di Giuseppe Arnone, Salvatore che, sempre secondo Tuzzolino, sarebbe stato insieme all’ambientalista e al suo grande accusato, Calogero Baldo, in un casinò della Slovenia per sancire una tregua perfezionata poi ad Agrigento, sempre secondo il collaboratore di giustizia, con una dazione di denaro pari a 100 mila euro. Parimenti inedito è l’episodio secondo cui proprio Baldo avrebbe avuto intenzione di far uccidere Arnone commissionando il delitto, dietro versamento di 100 milioni di vecchie lire, all’allora boss mafioso Maurizio Di Gati. Quest’ultimo, opportunamente interrogato dai magistrati della Dda di Palermo ha smentito tutto facendo una grossa risata.
Gravissime, inoltre, le dichiarazioni che fanno riferimento al preteso pagamento di testi che dovevano deporre in Tribunale o la falsificazione di prove da produrre avanti l’Autorità giudiziaria. E poi, tangenti a destra e manca, conti all’estero, appalti truccati – Favara ovest e depuratore di Villaggio Peruzzo, peraltro definiti con pioggia di assoluzioni e sentenze definitive – e montagne di soldi in contanti nascosti nei camini. Ed ancora, massoneria, mafia e festini con prostitute e cocaina.
Nelle pagine uno, due e tre c’è tutto. Ma non è finita. Nel prossimo numero il resto della storia.